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Macchie di colore su pagina bianca a disegnare, in rapidi, graffianti tocchi, un'immagine, un accadimento. Fil rouge della raccolta un velato disagio esistenziale-generazionale e la tendenza a psicanalizzare ogni aspetto della vita anche, soprattutto, quelli dolorosi. Pur non rifacendosi direttamente a nessun maestro, non mancano analogie con lo stile scarno ed essenziale degli "Ossi di seppia" di Montale, né influssi degli amati poeti maledetti francesi. Personalissima è la visione fotografica della parola, capace di racchiudere, in brevi sentenze, il sonno di una persona amata, lo scorrere del tempo o una mattinata in coda all'ufficio postale.
Dall'articolo di Giulia Armeni apparso sulla gazzetta di Vicenza