Lechitiel
ISBN 9788899089597
Dalla Postfazione di Ernesto Marchese
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la bellezza, la chiarezza quasi trasparenza, sono le principali co- ordinate in Lechitiel e si denotano come modo dell’Essere cantato dal poeta, attraverso l’arpeggio dei suoi versi che procedono con una gra- zia tutta particolare per la loro musicalità e un‘alta attrazione che egli riesce a costruire mediante una gigantesca rete di sublimazioni che ci porta a subire il dubbio se le reazioni alla bellezza come all’amore siano giuste o sbagliate, se portino alla luce la verità o l’inganno. Le poesie di Bassani riescono non solo a illuminare qualunque ipotetico lettore, aiutandolo a comprendere meglio ciò che il poeta vuole trasmettere, ma abbacinano immediatamente chi legge, per la formula diretta di dialogo e di monologo.
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NOTE DI FELICITA' -Andrea Bassani
È con estrema felicità che oggi vi annuncio la pubblicazione del poema Lechitiel, edito da e per volere di "terra d'ulivi edizioni". Vi manifesto il mio entusiasmo (non vanità), che non gode dell'amplesso di un atto onanistico e non si addobba di lustri, ma è semplicemente entusiasta per la "possibilità" concessa alla sua poesia di arrivare, di condividersi, di donarsi, entrando nelle case, nei letti, nei lumi, nelle menti e nei cuori di persone conosciute e sconosciute. Oggi gioisco perché grazie a questo libro ottengo quell'oramai divenuto insperato mezzo per raggiungere ognuno di voi e così darvi testimonianza non tanto della mia storia ma del miracoloso intervento che la poesia (o Chi per mezzo suo) ha compiuto nella mia storia, salvandomi abbondantemente da una situazione di stallo infernale e introducendomi a ciò che avrei intrapreso successivamente: un percorso di studio e pratica spirituale alla scoperta dell'anima che sono e quindi delle anime che siete e quindi dell'Anima che siamo. Testimonianza che, credetemi, non è una passeggiata, ma un atto d'amore e di coraggio per il quale mi sono messo a nudo, per il quale in un certo senso "do in pasto" la parte migliore di me: quella sensibile, ferita a morte e poi risorta, ma sempre fragile e scalfibile ( la poesia ha una sua sacralità che molto spesso, come tutte le cose divine, viene calpestata con vilipendi stupidi e superficiali: dunque pubblicare poesie, in particolare poesie d'amore, è un gesto che richiede al poeta una grande fiducia nel prossimo e un alto credo nel messaggio, in un mondo sempre meno disposto ad accoglierlo).
La volontà di questo poema non è certamente quella di soddisfare un capriccio o di esultare a dispetto di coloro che in questi anni mi hanno poeticamente rifiutato, offeso, mortificato, ma quella di tramandare indizi, speranze, vie d'uscita e bagliori a chiunque, nel buio, gli si avvicini in cerca di luce: possa costui prima godere di una consolazione e poi intuire un'occasione di salvezza, la stessa che in un tempo non troppo remoto mi permise di impugnare il dolore che mi stava ammazzando (o meglio per cui mi stavo facendo fuori) e tramutarlo in un ascensore per il cielo.
Lechitiel (che tradotto in italiano significa "consolazione di Dio") è la resurrezione narrante di un uomo comune, un uomo semplice che in preda alla disperazione, senza punti di riferimento, riverso nel suo Getsemani, riceve dall'alto una parola, una parola data come un'eucarestia dalla mano invisibile di un custode. Allorché la poesia è divenuta creatura viva, un essere alato che mi è planato accanto per sollevarmi con le sue mani esili ma forti ed insegnarmi a pregare, facendomi prestito dei suoi occhi, mostrandomi le stesse cose ma come mai le avevo vedute. Ho scorto il volto bellissimo, il volto per la cui assenza mi distruggevo, meno magnifico del mio che imparava a cantarne; ho percepito il silenzio entro cui soffocavo, il vuoto che mi inghiottiva in una voragine di paura e desolazione, stupefacente e di estrema, rara delicatezza.
Dunque, che Lechitiel abbia avuto pubblicazione è per me un grande passo verso una morte più beata, perché Lechitiel è un libro in cui ho riposto la mia scintilla iniziatica, un libro che io non sento d'aver scritto ma ritengo si sia scritto per mezzo mio. In tal Lechitiel troverete la gigantesca rete di sublimazioni dell'abbandono e della delusione di un amore umano e la costruzione di una bellezza chiedente un amore perfetto di cui non ero a conoscenza. E poi l'indagine sulla bellezza stessa, sulla sua origine, la sua natura. La maniglia che si piega e il primo raggio di sole che filtra dal primo varco che si crea tra la porta e lo stipite.
Ho sacrificato la mia vita per vivere di poesia, perché nel poetare mi sembrava d'abbracciare chi non c'era. Poi ho scoperto che accadeva qualcosa di più grande, di più importante: non stavo amando una sola persona: stavo amando l'umanità intera.